L'ACQUERELLO

...Vi appostò, inoltre, delle frasi arcane...



L'amore per l'acquerello, fu un vero e proprio colpo di fulmine. Woodns, lì per lì, trascurò tutte le tecniche utilizzate in precedenza; con trasporto e dovizia si dedicò a quel nuovo amore. Da principio sperimentò, utilizzando colori timidi, tinte d'approccio che rispecchiavano il momento presente. Demarcando i confini di un periodo estremamente delicato per lui. Tempo dai colori pallidi e dai toni smorzati. Poiché, contemporaneamente a quel nuovo stimolo ed al suo entusiasmo, la moglie fu colpita da un male oscuro, da un tribolo certo, una sofferenza che la vide consumarsi in quattro anni, e dopo due grossi interventi. Operazioni che recarono mille strascichi, dando origine a notevoli disagi. Situazioni che lui affrontò come il migliore degli uomini può fare. Si prese cura della sua sposa con assoluta dedizione, standole vicino, giorno dopo giorno, con estrema tenerezza, quasi sino all'ultimo respiro. Solo quando la compagna che aveva scelto per la vita entrò in coma profondo, egli si rifiutò di assistere a quell'ultimo tormento.
Era la notte del 5 gennaio 1995, vigilia dell'Epifania, quando le condizioni della moglie volsero al peggio. Erano presenti tutti i parenti più stretti, ed alcuni intimi del vicinato. Lui, che le era seduto accanto, quando si rese conto di ciò che realmente stava accadendo, si alzò, le diede un ultimo bacio e si chiuse in cucina. Di là le donne cominciarono ad intonare litanie e lui, nel silenzio di quell’improvvisato eremo, cominciò a disegnare un bocciolo di rosa che fuoriusciva da un piccolo vaso, su cui dipinse una farfalla con le ali spiegate, come se fosse in volo e lasciasse dietro sé, una piccola scia di sangue. Poi, sullo sfondo, con la penna dipinse un volto e vi appostò anche delle frasi arcane. Quando il vociare ed il rumore dei pianti divenne più sommesso, capì che il momento era giunto. Segnò sul dipinto quell'ora e con entrambe le mani, si tappò le orecchie, quasi, a non voler sentire. In quell'attimo, le gote, incominciarono a inumidirsi e poi a gocciolare, innaffiando quella rosa di carta.
Dopo quel tragico evento restò solo. Entrambi i figli avevano famiglia ed erano presenti per quel che potevano; per non lasciarlo solo gli offrirono ospitalità, ma lui rifiutò. In quel periodo trascurò la sua vita. Divenne trasandato nel vestire, i pasti non erano più regolari e cominciò anche a sbevazzare un po’. Trascorreva il tempo in alternanza: per le strade assieme al suo cavalletto oppure in sala corse. Molte volte, al termine di quelle giornate, si rifugiava in un bar, cenava e magari vi trascorreva la sera, facendo tardi. Venne così a contatto con il popolo della notte. Uomini e donne dai tratti somatici più disparati. Per lo più derelitti, persone alle quali la vita, con avidità, aveva tolto tutto, o con avarizia aveva donato ben poco. Clochard dediti all'alcol, ex galeotti, donne fragili e fallite, stranieri dal coltello facile. Gli capitava, in quegli ambienti, di ritrarre velocemente qualcuno di quei volti segnati. Poi nel suo studio, prendendo spunto dal bozzetto, con l’olio li trasformava: li vestiva, donando un aspetto nuovo e diverso a quei personaggi tristi. Figure che diventavano così una ballerina, un Cristo o un clown, trovando in un quadro la loro redenzione.
Erano il prodotto della  solitudine. In quegli ambiti così disordinati gli capitarono parecchie vicende, non troppo piacevoli. Una in particolare, che lo fece desistere ed abbandonare definitivamente quel mondo. Fu una brutta storia di gelosia, che sarebbe troppo lunga da narrare in questa sede: basti sapere che quell’episodio lo riportò sulla retta via. Panacea alla solitudine ed approdo di salvezza fu comunque la terra, la natura che lui, come già detto in precedenza, considerava ed amava come fosse una madre. Ritornò a coltivare il suo orto-giardino, terreno che accudiva da tempo con passione e che era stato messo in disparte dopo la morte della moglie. Riprese così ad alzarsi presto la mattina, dedicandosi all'abbellimento ed alla coltivazione di quel piccolo fazzoletto di terra. Dove, oltre che alla vite, alberi da frutto, fiori ed ortaggi di stagione, si potevano osservare varie sculture ricavate da radici, cespugli e da oggetti antichi opportunamente collocati, che donavano a quel luogo fascino e mistero.
Fu proprio nei pressi di quel luogo che Umberto incontrò Graziella, colei che divenne in seguito la sua musa e la sua nuova compagna per la vita. Si innamorò di nuovo. Ed anche la sua arte se ne accorse. Gli acquerelli dalle tinte cosi tenui divennero delle vere e proprie feste di colore. Contemporaneamente intraprese anche l'uso delle matite colorate, segni della nuova estate che stava vivendo. Come per le altre tecniche usate in precedenza, anche con l'acquerello raggiunse in qualche anno la perfezione. Stilismo che gli valse il titolo di Maestro, convalidato da una collettiva. Una delle rare mostre in cui Woodns espose le sue opere, tenutasi a Como e dal titolo eloquente: «I maestri dell’acquerello».

                                                                                                                 

... Trovando in un quadro la propria redenzione


Cristo con Bambino ,Olio su tela del 1996

... Navigando in solitaria nei mari impetuosi dell'arte...


Dopo quel Tragico evento restò solo...Trascorreva il  suo tempo , per le strade assieme al suo cavalletto oppure in sala corse.

Nel suo orto giardino


Ritornò alla terra... riprese a  coltivare il suo orto-giardino.

Stilismo che gli valse il titolo di “Maestro“


Como , Piazza Doumo.   



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